Un posto meraviglioso che merita la giusta diffusione è la Gravina di Riggio a Grottaglie.
Un posto nascosto, per trovarlo bisogna avventurarsi in una vera e propria escursione. Guidata dall’Archeologo, il prof. Arcangelo Fornaro, mi sono inoltrata in una passeggiata degna dei miglior documentari. Poco fuori dalla città, in direzione Martina Franca, in un luogo ancora apparentemente incontaminato, inizia il percorso che attraverso sentieri tracciati conduce alla gravina.
Quello che si presenta dinnanzi gli sguardi stupiti è lo straordinario connubio tra natura, storia e arte. Passeggiando con attenzione, indossando calzature adeguate, e facendosi strada lungo i percorsi tra i cespugli, è possibile scorgere subito sulla destra un canyon abbastanza ripido. Se si è abbastanza fortunati e se la traversata viene effettuata subito dopo la stagione delle piogge, si potrà ammirare una cascata di 15 metri alla cui base genera un piccolo laghetto denominato il “caggione” che in passato è servito come deposito d’acqua per le genti che abitavano la gravina.
Sul fronte sinistro, subito dopo il salto iniziale si staglia maestoso, un complesso abitativo pluripiano denominato “Casa fortezza” costituito da un insieme di cavità naturali rimaneggiate dall’uomo, collegate tra loro da un sistema di botole e scale a più livelli ricavate nel banco roccioso calcarenitico. Le gravine, presenti sin dal neolitico, hanno dato rifugio ai primi abitanti preistorici della zona che hanno approfittato della conformazione naturale delle grotte per stabilizzarsi. Gli insediamenti abitativi sono stati presenti fino al medioevo, ne è testimonianza la presenza di scavi nella roccia per costruire spazi ad uso abitativo e il ritrovamento di oggetti portati verso il basso dal flusso d’acqua, riesumati dopo gli scavi e gli studi condotti dal Prof. Arcangelo Fornaro.
Gli affreschi più antichi ritrovati risalgono al decimo secolo (datati in quel periodo perché identici ad alcuni affreschi rinvenuti nella cattedrale di Bari), i meno antichi sono del tredicesimo secolo.
Alla fine del tredicesimo secolo i casali furono abbandonati e sotto la dominazione angioina la popolazione si trasferì nell’attuale Grottaglie.
Gli studi specifici della Gravina di Riggio, sono stati pubblicati dal Prof. Pietro Parenzan a cui la comunità grottagliese ha dedicato una targa posta in prossimità della cascata.
La vegetazione insieme alla cascata e alle pareti della gravina, donano al luogo un aspetto del tutto caratteristico, sembra davvero di essere distanti centinaia di kilometri dalla città, e lontani anni ed anni dai nostri giorni.
Un posto nascosto, per trovarlo bisogna avventurarsi in una vera e propria escursione. Guidata dall’Archeologo, il prof. Arcangelo Fornaro, mi sono inoltrata in una passeggiata degna dei miglior documentari. Poco fuori dalla città, in direzione Martina Franca, in un luogo ancora apparentemente incontaminato, inizia il percorso che attraverso sentieri tracciati conduce alla gravina.
Quello che si presenta dinnanzi gli sguardi stupiti è lo straordinario connubio tra natura, storia e arte. Passeggiando con attenzione, indossando calzature adeguate, e facendosi strada lungo i percorsi tra i cespugli, è possibile scorgere subito sulla destra un canyon abbastanza ripido. Se si è abbastanza fortunati e se la traversata viene effettuata subito dopo la stagione delle piogge, si potrà ammirare una cascata di 15 metri alla cui base genera un piccolo laghetto denominato il “caggione” che in passato è servito come deposito d’acqua per le genti che abitavano la gravina.
Sul fronte sinistro, subito dopo il salto iniziale si staglia maestoso, un complesso abitativo pluripiano denominato “Casa fortezza” costituito da un insieme di cavità naturali rimaneggiate dall’uomo, collegate tra loro da un sistema di botole e scale a più livelli ricavate nel banco roccioso calcarenitico. Le gravine, presenti sin dal neolitico, hanno dato rifugio ai primi abitanti preistorici della zona che hanno approfittato della conformazione naturale delle grotte per stabilizzarsi. Gli insediamenti abitativi sono stati presenti fino al medioevo, ne è testimonianza la presenza di scavi nella roccia per costruire spazi ad uso abitativo e il ritrovamento di oggetti portati verso il basso dal flusso d’acqua, riesumati dopo gli scavi e gli studi condotti dal Prof. Arcangelo Fornaro.
Gli affreschi più antichi ritrovati risalgono al decimo secolo (datati in quel periodo perché identici ad alcuni affreschi rinvenuti nella cattedrale di Bari), i meno antichi sono del tredicesimo secolo.
Alla fine del tredicesimo secolo i casali furono abbandonati e sotto la dominazione angioina la popolazione si trasferì nell’attuale Grottaglie.
Gli studi specifici della Gravina di Riggio, sono stati pubblicati dal Prof. Pietro Parenzan a cui la comunità grottagliese ha dedicato una targa posta in prossimità della cascata.
La vegetazione insieme alla cascata e alle pareti della gravina, donano al luogo un aspetto del tutto caratteristico, sembra davvero di essere distanti centinaia di kilometri dalla città, e lontani anni ed anni dai nostri giorni.
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